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Un primo piano di Noria Nalli.

Vivere, senza malinconia

intervista a Noria Nalli a cura di Oriana Fioccone

 

Laureata in filosofia, giornalista ed anche “sclerotica” – nel senso che ha la sclerosi multipla –, racconta storie di disabilità affrontate con coraggio, determinazione, e talvolta con un po’ di leggerezza. Conosciamo Noria Nalli.

 

Un primo piano di Noria Nalli. Un primo piano di Noria Nalli.

“Vivere senza malinconia
Vivere senza più gelosia
Senza rimpianti”

È il testo di una canzone in voga tanti anni fa. C’è chi ci riesce a tradurre in pratica questi versi e chi non ci riesce. Chi si fa prendere dallo sconforto e chi invece combatte, nonostante tutto.

Noria Nalli è laureata in filosofia ed ha la sclerosi multipla da quando aveva 29 anni. Appena sposata, con una bimba piccola, collaborava con il notiziario di Radio Torino Popolare, voleva scrivere, fare la giornalista, ma la malattia si insinuò in lei causandole una graduale paresi al braccio destro. Credeva che la sua vita fosse finita. Era affranta, invece l’attacco è regredito. Per nove anni la “bestia”, come la chiamano in molti, le ha concesso di vivere una vita quasi normale, ma poi è tornata ad accanirsi contro le sue gambe ed è iniziato il tunnel dei lunghi mesi di ricovero.

Durante questo periodo, ha conosciuto la realtà ospedaliera, fatta di condivisione di sofferenze, ma anche di poesia, di piccole gioie. Sono stati anni intensi e difficili, però, all’interno, sentiva che doveva raccontare i propri problemi di disabile, simili a tante altre persone che, spesso, non hanno più voglia di raccontarsi;

A quarantacinque anni, quando ormai non se lo aspettava più, ha cominciato a scrivere “Ritratti di corsia” su La Stampa; poi è diventata Sclerotica sul blog di Vita ed ai microfoni di radioflash di Torino. Attraverso la sofferenza ed anche grazie all’odiata sclerosi, è, finalmente, diventata una giornalista, una portavoce della disabilità.

Dalla sua vita post ricovero, a contatto con lo spazio urbano e col fidato deambulatore, ha tratto un libro, intitolato La Stampella di Cenerentola” (edito dalla Omega edizioni di Torino, 2015). Forse, attraverso i suoi scritti, alcune persone potrebbero trovare un motivo per andare avanti.

Uno dei desideri di Noria è che, attraverso la narrazione di storie di disabilità, affrontate con coraggio, determinazione e, perché no, con un po’ di leggerezza, la sua stampella abbia un effetto magico su tutte le persone che la leggono, ed in particolare sulle persone con disabilità. Questo obiettivo viene perseguito anche sulla rubrica de La Stampa, proprio chiamata “La stampella di Cenerentola.

Ma, nella vita c’è sempre un “ma”, non tutti riescono a trovare un motivo, come si diceva all’inizio, ci sono quelli che non hanno questo carattere,  Noria è una combattente, una che la vita ha provato ad ostacolare in vari modi, ma lei, dopo un primo sbandamento iniziale, è riuscita a trovare un motivo per andare avanti e non si è fatta prendere dalla disperazione.

Ma come si fa a trovare il modo di combattere? Come si fa a non farsi sconfiggere? Ognuno lo fa usando i propri sistemi ed, in questa battaglia, c’è chi riesce a vincere, chi stipula un armistizio, chi subisce una sconfitta.

Noria è impegnata in mille attività ed è grazie alla scrittura che ha ritrovato la voglia di vivere.

Noi del Gruppo donne UILDM l’abbiamo incontrata grazie ai suoi vari scritti e ci è venuta voglia di conoscerla meglio mediante alcune domande a cui, gentilmente, ha deciso di rispondere.

 

La copertina de “La stampella di Cenerentola”, il libro di Noria Nalli. La copertina de “La stampella di Cenerentola”, il libro di Noria Nalli.

Come si fa a trovare un motivo per andare avanti?

“Bisogna affrontare quello che la vita ci pone davanti. Se vogliamo vivere e riprendere a gioire bisogna mettersi l’armatura e andare AVANTI”.

Dove si trova la forza per continuare a combattere?

“Dentro di noi, siamo molto più forti di quello che potevamo prevedere! Ma la forza viene anche dagli affetti, dalle nostre passioni e anche dalla propria spiritualità “.

Hai incontrato altri disabili che hanno condiviso le tue opinioni?

“Certo, soprattutto gli altri malati di sclerosi multipla!”

Cosa potresti dire a chi non riesce a trovare una ragione per continuare a combattere e si fa prendere dalla disperazione, oppure si lascia semplicemente trascinare da quanto gli succede?

“Non amo molto il ruolo della persona che dà forza. A parole si rischia di essere banali. Mi piacciono di più i piccoli gesti d’affetto oppure gli inviti a fare qualcosa di bello insieme!

Abbiamo visto che sei impegnata in diversi settori, ad esempio anche nei vari gruppi femministi che portano avanti i diritti delle donne; quando partecipi ai loro incontri oppure discuti con loro, fai presente le tue difficoltà di donna disabile oppure pensi che i problemi delle donne siano comuni a tutte, disabili o non?

“Io seguo solo i gruppi facebook femministi. Non partecipo fisicamente alle riunioni. I problemi delle donne disabili hanno molti aspetti in comune con quelli di tutte le donne, con precise peculiarità che rendono la nostra situazione ancora più difficile!”

Nei vari ambiti in cui ti sei trovata ad operare, soprattutto lavorativi, hai sentito di essere trattata in modo diverso rispetto ai tuoi colleghi?

“Io lavoro come free lance. Le mie difficoltà sono le stesse dei miei colleghi non disabili”.

In uno dei tuoi articoli hai parlato del termine “leggerezza”, pensi di essere riuscita a tradurlo nella pratica?

“Si, credo di esserci riuscita o almeno di lavorare nella direzione giusta!”

 

Ultimo aggiornamento: 6 dicembre 2015

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