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Sulle ali del diritto

Abbiamo chiesto al Presidente di FISH, Vincenzo Falabella, una breve riflessione sul percorso avviato con ENAC e IATA  – a proposito di accessibilità degli aeroporti e dei velivoli – avviato nel febbraio 2022 e proseguito con diversi momenti di formazione e incontro. L’attenzione verso i bisogni dei viaggiatori e delle viaggiatrici con disabilità cresce ma c’è ancora molto lavoro  da fare.

 

Il percorso avviato con ENAC (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), come ha ben spiegato, ha alla base il diritto inalienabile alla cittadinanza perché non si può essere cittadini uguali agli altri se non ci si può muovere liberamente. Quali sono i cambiamenti culturali più urgenti da adottare secondo lei in questo senso?

Il cambiamento culturale che cerchiamo di mettere all’attenzione degli interlocutori nel momento in cui avviamo il confronto con ENAC è basato sulla capacità di garantire i diritti a tutti i cittadini, elemento imprescindibile, questo, se pensiamo che spesso le persone con disabilità si spostano per questioni legate alla loro salute. Ancora oggi l’accessibilità delle aree aeroportuali e quella degli aerei non sono garantite. O meglio, sono garantite a metà. Quello che mettiamo all’attenzione di ENAC e IATA (International Air Transport Association) è l’esigenza di mettere in primo piano i bisogni della persona. Devo dire che abbiamo raccolto una attenzione particolare affinché questo diventi realtà. Fino a circa 20 anni fa, infatti, era impensabile che una persona con disabilità potesse viaggiare in aereo, sia in Italia che all’estero: la qualità dei servizi offerti oggi è apprezzabile ma lo sforzo di migliorare va fatto assolutamente.

 

Da alcuni mesi partecipa ai workshop specifici di ENAC per migliore l’accessibilità degli aeroporti. Cosa è emerso di interessante?

ENAC ha avviato da tempo un processo di accoglienza per persone con autismo e quindi si è già messa in ascolto di esigenze particolari. Ora bisogna dare attenzione ad altre disabilità, là dove i bisogni sono importanti e severi. Far accedere in sicurezza il passeggero non si dovrebbe tradurre in mancanza di accoglienza. Per questo abbiamo chiesto a ENAC un confronto con i vettori, le compagnie presenti sul territorio e con le agenzie di viaggio: la prenotazione, infatti, diventa spesso essenziale per poi garantire un servizio. Oggi le persone con disabilità sono viaggiatori e viaggiatrici come tutti gli altri, la richiesta di muoversi è aumentata, anche in virtù del fatto che queste persone vogliono essere considerate cittadini come tutti, attivi in tutti i settori. La possibilità di muoversi, però, oggi non è ancora garantita a tutti i nostri cittadini e a tutte le nostre cittadine.

 

Casi anche molto recenti mostrano compagine di trasporto aereo molto conosciute alzare muri anziché ascoltare i bisogni del passeggero. Quale messaggio lanciare a queste realtà imprenditoriali che perdono spesso l’occasione di fare inclusione? Ormai sono sempre di più le persone con disabilità che viaggiano in aereo.

Quello che manca dal punto di vista gestionale è una gerarchia istituzionale sia in ENAC sia all’interno degli aeroporti. Tra questi ultimi, infatti, ve ne sono molti che hanno una gestione autonoma e si comportano in modo diverso da territorio a territorio. Questo è il grande limite a cui dobbiamo dare risposte perché dall’uniformità dei servizi deriva la qualità del servizio stesso. Le compagnie low cost si approcciano al tema in modi diversi ma questo non le giustifica. Il problema di fondo è dato anche dalla capacità di rispondere alle esigenze del passeggero. Ci sono ancora delle criticità da superare, e abbiamo chiesto a ENAC di aiutarci a raccoglierle e mapparle. L’obiettivo è avere quanto prima delle linee guida generali, magari non suddivise disabilità per disabilità, ma per arrivare a disporre di un quadro grazie al quale dare risposte concrete. Il semplice diniego non è una risposta. La sicurezza, innanzitutto, ma questa non deve annullare altri diritti.

 

(cs)

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