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Oltre i confini: Il muro e il deserto

Continua il viaggio di Renata oltre i confini.

Renata e il compagno Max stanno compiendo un viaggio ai confini degli Stati Uniti fino al Messico. Ogni giorno è una scoperta, un nuovo incontro. «Questo viaggio è per me un modo per superare ancora una volta le barriere, i “confini” che la mia malattia genetica rara comporta. Barriere e confini che però non mi hanno mai condizionato».

2° GIORNO El Centro – Calexico – Yuma – San Luis. IL CONFINE
Oggi Renata e Max si trovano davanti ad un vero confine, quello tra gli USA e il Messico. Una rete metallica alta circa quattro metri, una rete a maglie così fitte che fai fatica a vedere di là, che divide povertà da ricchezza, i cosiddetti cattivi dai cosiddetti buoni. E tra poco quella rete diventerà un muro vero, chiuso ed impenetrabile per Francisco, per Miguel e tanti altri che attraverso la rete riescono a mettersi in contatto con chi sta al di là. In questa zona, e in altre nel mondo, al di qua e al di là sono diventati i nuovi punti di riferimento geografico.

Francisco cresce nell’anonimato negli Stati Uniti, dopo essere stato portato via dalla propria famiglia. A vent’anni viene espulso e ritorna in Messico. Mentre Miguel, al di qua della rete, non potrà più vedere la sua amica Beatriz.
«Questa rete a maglie strettissime è penetrabile con gli sguardi e le parole. Troppo. Il muro toglierà questa possibilità, ma lascerà ancora spazio alla fantasia, ai sogni ed ai ricordi, perché nulla neppure un muro potrà fermarli, come la mia malattia non fermerà me».

3° GIORNO Yuma – Ajo. IL DESERTO
Oggi il protagonista assoluto è il deserto. «Il mio deserto preferito – racconta Renata – è quello di sabbia. La prima volta che sono stata nel Sahara, in Libia, è stato un colpo di fulmine. Il silenzio che riempie le orecchie, distese di sabbia riempiono gli occhi e notti stellate che riempiono il cuore. Un sogno».

Un deserto che per tanti migranti rappresenta la libertà e il sogno di una vita migliore. Qui, e in Africa. Infatti, nonostante il deserto di Sonora sia un luogo turistico, non mancano gli elicotteri che sorvolano l’area e macchine di Border Patrol che pattugliano la zona.
Proprio al centro del deserto di Sonora si trova l’Organ Pipe Cactus National Monument. Questo non è un deserto di sabbia, quindi muoversi, per Renata, è molto più agevole rispetto alla sabbia.
Il parco è un luogo ricco di bellezza, una distesa arida dove trovano il loro ecosistema naturale cactus di varie specie, il più tipico è quello a canne d’organo che dà il nome al parco.

«Quando viaggi in un deserto di sabbia, te la trovi ovunque e credo che in qualche modo rimanga lì e ti accompagni per sempre. Oggi non ho avuto la stessa sensazione ma, la vastità del paesaggio, i suoi colori, l’assenza assoluta di persone e una canzone arrivata al momento giusto – “A perfect day” di Lou Reed -, ci ha fatto venire voglia di ballare. Questo ricordo sarà come la sabbia e rimarrà sempre con me».

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