Cronaca di un venerdì sera con una sirena
di Gaia Valmarin
“Venerdì 6 maggio, finalmente è arrivato il giorno in cui il Gruppo Donne UILDM porterà alle Manifestazioni Nazionali 2011 qualcosa di diverso dal solito seminario di approfondimento.” Così pensavo nel giorno in cui, insieme a Fulvia, come rappresentanti del Coordinamento del Gruppo donne, ci accingevamo a presentare lo spettacolo di Antonietta Laterza “Pelle di Sirena”. Non potevo ancora sapere quanto la sua esibizione artistica avrebbe reso indelebile nella memoria dei delegati questa serie di giornate, e non solo per i 50 anni della UILDM!
Il pomeriggio parlo finalmente di persona con l’attrice, una signora in carrozzina dalla voce e dal viso gentili. Mi spiega che lo spettacolo si articolerà fra le sue canzoni, le testimonianze scritte da alcune donne delle sezioni UILDM e dal cortometraggio ispirato alla sua personale storia di vita. Il tutto verterà sui temi sensibili al mondo femminile, come l’affettività, la conoscenza del proprio corpo, l’erotismo, la maternità e la consapevolezza di se stesse. Tutto mi sembrava interessante ed in linea con i temi che tocchiamo nel nostro lavoro.
Ore 21, la sala comincia a riempirsi, il nostro pubblico è formato soprattutto da signore grandi e da famiglie che non si sentivano di andare a Lignano la sera, avendo già avuto due giorni di lavori preassembleari impegnativi. Antonietta comincia cantando una delle sue canzoni, dal ritmo orecchiabile, ma dal testo piuttosto ironico, come dice il titolo di una di queste: “Il diritto di fare pipì”. Le testimonianze lette e scritte dalle delegate con voce rotta dall’emozione, mai tanto irriconoscibile quanto la mia quando ho dovuto introdurre lo spettacolo presa dal panico per il fatto di dover usare il microfono, raccontavano quanto conta fare volontariato e quanto sia importante la realizzazione professionale all’interno di una grande azienda per una donna disabile. Fin qui tutto normale, tranquillo, persino un po’ banale. Inizia il cortometraggio che per noi del Coordinamento Gruppo donne era un’assoluta novità, dato che non l’avevamo visionato prima, sicure della profondità del prodotto, e considerata la notorietà della signora Laterza in ambito teatrale e sociale. Il video inizia con toni stridenti, immagini in bianco e nero e sfocate, un po’ surreali e un po’ crude ed esplicite. Il percorso si snoda dalla sua nascita, al comparire della poliomielite, all’adolescenza col suo voler essere a tutti i costi come le altre ragazzine, anzi meglio delle altre, anche nelle esperienze sessuali, e nelle sperimentazioni per capire e mostrare cosa può esprimere il proprio corpo, pur deformato da una patologia invalidante. La narrazione procede con il racconto del momento in cui resta incinta e della sua scelta di non abortire, considerando la figlia il dono più bello che avesse mai avuto. Ci rende partecipi, senza veli, del rapporto con il suo compagno e del dolore per la sua morte.
Stacchiamo gli occhi dallo schermo per guardare i volti degli spettatori che sono perplessi, attoniti, dubbiosi, e, oserei dire, anche sconvolti, nel momento in cui lei descrive il periodo in cui, con volontà consapevole, si dedica alla prostituzione. Antonietta Laterza desidera capire cosa si prova quando qualcuno ti paga per averti fisicamente, per possedere fisicamente quel corpo che in genere viene disprezzato. Desidera sperimentare il contrario di quello che succede a molte donne disabili che ricompensano economicamente un partner per una parvenza d’intimità.
La sala nella penombra si svuota, nell’imbarazzo e nello sconcerto, ma anche nelle proteste di un ragazzino in carrozzina che viene portato velocemente fuori dalla madre, esclamando veemente: “Mamma, io voglio vedere come continua”.
Non c’è più nessuno, quindi il dibattito non ci può essere, ma nei giorni successivi è tutto un chiacchiericcio, un discutere e un commentare.
Le critiche sono arrivate, anche forti, in merito alla crudezza di certe scene, ed il Coordinamento si assume la responsabilità della leggerezza di non aver avvertito il pubblico che le situazioni presentate all’interno dello spettacolo avrebbero potuto urtare la sua sensibilità.
Sappiamo che esiste la luce perché c’è anche il buio, quindi anche da una situazione scabrosa come questa può nascere un momento di crescita e di maturazione, anche grazie alle considerazioni e alle riflessioni di tutti. Naturalmente quello delle ultime Manifestazioni UILDM sarà un venerdì da non scordare.
Le considerazioni dell’artista
di Antonietta Laterza
All’interno di un convegno sociale e istituzionale è difficile ritagliare uno spazio artistico fuori dalle righe. Io ci ho provato perché mi sono sentita di rischiare, e anche perché non ho nulla da perdere, e questa è la mia forza. Il mio percorso a ostacoli ha piazzato riflessioni, provocazioni, ma sempre in un’atmosfera di autenticità. Ho voluto raccontarmi con le mie parole, i miei pensieri, escludendo con determinazione luoghi comuni, frasi di autoindulgenza, commenti consolatori.
Credo che questa possa essere una traccia da seguire in modo individuale e creativo: perché parlare di noi stesse è la cosa più difficile!
Grazie a chi ha condiviso e anche a chi non è stato d’accordo.
Un abbraccio stabile e sensibile a tutti.