Conclusioni

Alla fine del nostro lavoro cerchiamo di riassumere gli elementi più salienti emersi nel corso della nostra indagine.

Per quel che concerne la composizione del campione ci sembrano importanti due considerazioni; la prima riguarda l’età delle persone che hanno risposto al questionario: l’82.3 % delle persone intervistate ha un’età compresa tra i 26 e i 60 anni. Si tratta quindi di un campione composto da adulti. Questo dato può essere interpretato in diversi modi. Possiamo scorgere un disinteresse dei giovani riguardo ai lavori dell’Associazione; oppure possiamo ipotizzare una difficoltà a parlare di certi temi o, ancora, possiamo interpretarlo come un segno del fatto che i giovani preferiscono affrontare questi argomenti con i loro coetanei o con persone di loro fiducia. Altro dato da mettere in rilievo riguarda l’area territoriale di residenza delle persone intervistate: il 79.5 % di esse risiede al nord. Probabilmente i fattori ambientali e culturali non sono i soli ad aver determinato questa percentuale, ma è verosimile che essi abbiano avuto un’incidenza determinante.

Per quel che concerne gli atteggiamenti e le motivazioni sui temi del dialogo, affettività e sessualità, l’87 % delle persone intervistate ritiene che si parli poco di sessualità ed handicap (sia pure adducendo motivazioni diverse). Possiamo scorgere in ciò un invito ad occuparsi in maniera più accurata di questi temi. Riguardo invece agli interlocutori preferenziali per affrontare temi in questione, i gruppi amicali sono stati indicati dal 42.5 % del nostro campione dimostrando che essi sono un luogo privilegiato di crescita dal punto di vista affettivo e sessuale. Il 65 % delle donne intervistate sperimenta situazioni di difficoltà nel comunicare sentimenti d’amore anche se il 48.5 % dichiarano di assumere un atteggiamento di apertura e disponibilità nel momento in cui provano interesse per una persona. Non mancano però le situazioni problematiche di chi affronta con ansia o sfugge contatti affettivi e fisici emotivamente rischiosi. Riguardo alle caratteristiche delle persone considerate fonte di attrazione un 47 % indicava le componenti caratteriali e comportamentali, mentre l’aspetto fisico totalizzava il 19 %: l’importanza residuale dell’aspetto fisico rispetto alle altre caratteristiche interiori della persona è un elemento che compare più volte nel corso della nostra indagine. Altri dati interessanti sono un 69 % di persone che si dichiarano disponibili a innamorarsi di una persona con disabilità e un 57 % che sostiene che il rapporto con una persona disabile non deve essere necessariamente una cosa seria ma può essere un’avventura. Una maggioranza del 38 % del nostro campione pensa di affrontare nei contesti intimi le difficoltà imputabili alla ridotta capacità gestuale con il ricorso al dialogo, alla complicità, alla confidenza ma un significativo 23.5 % non sa dare al riguardo nessuna risposta. Il 75 % delle donne intervistate si dichiara favorevole alla contraccezione e una maggioranza consistente ritiene che, in un rapporto, le precauzioni vadano prese da entrambi i partners, anche se non mancano i casi che attribuiscono la scelta delle precauzioni in modo fisso in base al genere o in base alla disabilità. Infine il 59 % del nostro campione ritiene che affettività e sessualità si possono separare anche se il 20.5 % non condivide il fatto che ciò avvenga.

Riguardo al rapporto con il proprio corpo il 42.5 % delle donne intervistate ritiene che essere piacevoli esteticamente è importante sia per le donne che per gli uomini, ma un 39.5% sostiene che la bellezza è più importante per le donne. L’81 % del nostro campione dichiara di conoscere bene il proprio corpo e un’altra maggioranza (sebbene più esigua: 61.5 %) dichiara di avere un buon rapporto con esso; non mancano, però, a tal proposito le situazioni problematiche di cui abbiamo riferito in sede di analisi (vedi pagina 32-33). La maggioranza delle intervistate fa uso di trucchi e prodotti cosmetici, non usa le minigonne e tende ad attribuire maggiore importanza ai complimenti relativi alle qualità intellettive rispetto a quelli sull’estetica. Il 61.5 % delle intervistate pensa che la disabilità incida sull’idea che gli altri si fanno di loro (purtroppo, secondo molte, in termini negativi). Infine il campione si è diviso a metà sulla domanda volta a sondare l’incidenza della disabilità nell’idea che le persone disabili si fanno di se stesse (per alcune di loro infatti la disabilità è fonte di insicurezze mai superate).

Come si può constatare si tratta di un quadro molto sfaccettato con parecchi nodi problematici che richiederebbero di essere affrontati sia attraverso lavori specifici in gruppi autogestiti (preferibilmente piccoli) sia, in alcuni casi, attraverso l’aiuto di figure professionali adeguate (ad esempio psicologi). L’importante è che l’Associazione prenda coscienza di queste nuove istanze e si muova in modo adeguato se non vuole rischiare di sbagliare il tempo.

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