Sezione prima
1. Impostazione dell’indagine
Questa ricerca prende spunto da una riflessione sui contenuti del Manifesto delle donne disabili d’Europa adottato a Bruxelles, il 22 Febbraio 1997, dal “Gruppo di lavoro sulle donne e la disabilità” del “Forum europeo sulla disabilità” (EDF). Tra i punti più significativi di questo documento vi è il riconoscimento della specificità della situazione delle ragazze e delle donne disabili. Situazione dovuta al sesso, in quanto fattore biologico, al genere, in quanto costruzione sociale, e (aggiungiamo noi) alla disabilità come elemento accidentale. Situazione che spesso, troppo spesso, si traduce in una discriminazione multipla, sulla base del genere e della disabilità.
Per migliaia di anni le società hanno confuso natura e cultura considerando naturale la posizione di subordine delle donne. Affermare che questa posizione non è un fatto naturale ma socialmente costruito significa aprire la strada al cambiamento. Non possiamo cambiare la natura, ma possiamo adoprarci per costruire una cultura diversa.
In questo percorso di rinnovamento culturale il Manifesto delle donne disabili d’Europa enuncia una serie di raccomandazioni e individua diciotto settori tematici di interesse prioritario (vedi appendice n.1) per migliorare la qualità della vita delle donne con disabilità. Qualunque sia il settore interessato, le politiche di intervento dovranno annoverare, tra gli elementi da prendere in considerazione, anche l’appartenenza di genere. Ciò almeno in linea di principio.
Come “Gruppo donne UILDM” ci siamo chiesti se in Italia le associazioni che si occupano di handicap affrontano queste tematiche e abbiamo cercato di capire quale avrebbe potuto essere lo strumento più idoneo a studiare questo fenomeno. Quindi abbiamo fatto una serie di considerazioni.
Solitamente, le associazioni che raggiungono un livello minimo di formalizzazione, e che non siano a conduzione familiare, devono affrontare il problema di dotarsi di strumenti utili sia a far circolare le informazioni sull’attività svolta all’interno dell’associazione, sia a rispondere alle domande di chi, non facendo parte dell’associazione, si interroghi circa le azioni intraprese di quest’ultima. Gli strumenti operativi per affrontare questo aspetto sono diversi, ma possiamo affermare che la pubblicazione periodica di un bollettino, di un notiziario o di una rivista sia la soluzione meglio rispondente alle funzioni a cui abbiamo accennato. Queste pubblicazioni non sostituiscono l’immediatezza e l’importanza, in termini di democrazia, degli incontri e delle assemblee, ma in genere, arrivando direttamente a casa delle persone (soci e non), esse diffondono le informazioni in modo più capillare, omogeneo e costante degli altri canali di comunicazione utilizzati dalle associazioni stesse. Se consideriamo che alle assemblee dei soci partecipano solo i delegati e che internet non è ancora un patrimonio di tutti, è facile dedurre che l’informazione su carta rimane, almeno per ora, il veicolo più accessibile. In poche parole possiamo affermare che, se l’associazione svolge una qualche attività a cui attribuisce un minimo di rilievo, è verosimile che, qualora disponga di pubblicazioni periodiche, queste costituiranno il veicolo privilegiato di pubblicizzazione e rendicontazione di tali attività.
Per essere trasparenti fino in fondo, dobbiamo chiarire che solitamente non c’è una perfetta rispondenza tra i contenuti politici dell’associazione e le pubblicazioni da questa prodotte. In genere il compito di curare l’informazione è affidato a persone diverse dall’Esecutivo Politico delle associazioni. Si tratta di una pratica con due vantaggi sostanziali: quello di assegnare questo importante e delicato compito a persone competenti in materia (non è detto che i dirigenti delle associazioni abbiano questa caratteristica), e quello di evitare il rischio della concentrazione dei poteri (un minimo di verifica sull’operato dei dirigenti è una garanzia di trasparenza). Tradotto in termini pratici ciò significa che la linea politica editoriale è in realtà una interpretazione mediata della linea politica effettiva. Questa doverosa precisazione non sminuisce il fatto che, comunque, le pubblicazioni periodiche costituiscono in genere la fonte di informazione più completa circa l’attività delle associazioni.
Alla luce di queste considerazioni si capisce che, se vogliamo verificare il livello di sensibilità di un’associazione riguardo a un tema specifico, troveremo nelle sue pubblicazioni periodiche e, in special modo nelle riviste, un buon indicatore di questa sensibilità. Da qui l’idea di effettuare un monitoraggio di testate su stampa specialistica sul tema “donne e disabilità”.
Le riviste specializzate nel settore dell’handicap e della disabilità scrivono di “donne e disabilità”? E se ne scrivono, come ne scrivono? E Noi, UILDM, come ne scriviamo? L’impostazione teorica di questa indagine prende le mosse da queste domande che ci consentono di individuare l’oggetto da esaminare.
Specificando ulteriormente il nostro oggetto, abbiamo scelto di analizzare il binomio “donne-disabilità” in due direzioni: donne con disabilità e donne che assistono persone con disabilità. Questa scelta è stata fatta considerando che in Italia le mansioni di assistenza alla persona sono ancora svolte in grande prevalenza da donne, e che queste condividono con le donne disabili almeno due caratteristiche: appartengono al genere femminile e dunque risentono dei costrutti culturali ad esso associati e, entrambe, fanno scelte in funzione della disabilità.
Inoltre, ritenendo che una buona analisi è in prima istanza un’auto-analisi, abbiamo scelto di assumere come strumenti di indagine le più rappresentative riviste pubblicate dalla UILDM: “DM Periodico della UILDM” (rivista nazionale dell’Associazione pubblicata a Padova), “Finestra aperta” (pubblicazione della UILDM di Roma), “Il Jolly” (rivista della UILDM di Bergamo) e “L’agenda” (rivista del Comitato Regionale Lombardo pubblicata a Monza). Abbiamo poi scelto due riviste esterne (non pubblicate dalla UILDM) per avere un termine di confronto: “HP” (del Centro Documentazione Handicap di Bologna) e “Ruotalibera” (dell’Associazione Paraplegici Lombarda di Milano).
Individuato e specificato l’oggetto d’indagine, trovato il nostro indicatore di sensibilità nelle riviste, rimane ora da definire il metodo di ricerca: di questo ci occuperemo nel prossimo paragrafo.
2. Scelte metodologiche
Nel paragrafo precedente abbiamo individuato il nostro oggetto di indagine, ossia scoprire se la stampa specialistica, e in primo luogo quella targata UILDM, scrive di donne e disabilità e, se ne scrive, come ne scrive. Abbiamo poi individuato il nostro indicatore di sensibilità al tema considerato nelle riviste pubblicate dalla UILDM e da altri organismi sociali che si occupano abitualmente di handicap e di disabilità. Ora ci proponiamo di trovare il metodo più adeguato al nostro oggetto di studio e al mezzo scelto per la conduzione di quest’indagine.
Quella che ci accingiamo a fare è un’indagine di tipo sperimentale, ossia basata sulla ricerca e l’osservazione dei fatti. Ci sono molti modi di ricercare e osservare i fatti, ma possiamo dire che questi si inquadrano tutti in due grandi categorie: una è l’osservazione diretta di una realtà o di un fenomeno sociale (da attuarsi attraverso inchieste, interviste, questionari, ecc..), l’atra consiste nella ricerca e nell’osservazione dei documenti che veicolano le tracce del fatto o del fenomeno che vogliamo osservare (rientrano nella categoria dei documenti: gli archivi, i libri, i giornali, le riviste, e la stampa in genere, ma anche gli oggetti, i dischi, le fotografie, i films, le registrazioni magnetiche, le statistiche, i documenti personali, ecc.).
Avendo scelto come strumento di indagine le riviste, la nostra ricerca si inquadra nel filone metodologico denominato osservazione documentaria, le riviste infatti sono considerate documenti a tutti gli effetti. Questo tipo di osservazione può essere condotta facendo ricorso a due categorie di tecniche di analisi dei documenti: i metodi classici e i metodi a base quantitativa. Le differenze tra questi due metodi sono molte, semplificando possiamo dire che mentre i primi si concentrano sul documento complessivamente considerato cercando di individuarne i contenuti fondamentali e di trovare le relazioni tra le idee; i secondi operano in modo più meccanico sezionando i testi e concentrandosi sulla terminologia, lo stile, i modi di espressione, ma anche sul significato e il contenuto delle parole. I metodi classici rispettano la struttura interna dei documenti: nel caso dei libri studiano ad esempio i capitoli o i paragrafi, nel caso delle riviste si concentrano sugli articoli o su sezioni di essi già scandite dall’editore. Essi sono definiti a base organica proprio perché rispettano la costruzione interna del documento assumendo come unità d’analisi una sezione ben definita di esso. I metodi quantitativi, pur riducendo al minimo l’interpretazione soggettiva dell’operatore (inconveniente non trascurabile dei metodi classici), hanno difetto di disarticolare i testi analizzati e di trascurate la struttura delle idee proposta dall’autore o dall’editore (M. Duverger, 1961).
Considerando che il nostro oggetto di indagine attribuisce una particolare importanza ai contenuti espressi nelle pubblicazioni e che la struttura per articoli adottata dalle riviste sia un aspetto rilevante ai fini del nostro studio, scegliamo di effettuare un’analisi dei contenuti utilizzando gli articoli come unità di base. In sostanza assumiamo dal metodo quantitativo un importante elemento di oggettività schedando i documenti attraverso categorie analitiche prefissate relative al contenuto, ma, invece di effettuare questa schedatura su base grammaticale, recuperiamo l’elemento qualitativo della metodologia classica rispettando la struttura per articoli proposta dalle riviste. Siamo consapevoli che si tratta di una metodologia ibrida, ciò nonostante scegliamo di percorrere questa strada sostenuti dalla sincera convinzione che debbano essere i metodi a piegarsi alla realtà e non viceversa. Questa scelta mantiene l’indagine su una prospettiva sociologica di tipo qualitativo, ma contemporaneamente contiene la discrezionalità dell’operatore.
Il punto di partenza del nostro lavoro di indagine consiste nell’esaminare le riviste e nell’individuare tutti gli articoli che hanno per contenuto il tema considerato (donne e disabilità). Nel caso specifico questo lavoro è stato svolto da quattro operatori (monitori). In particolare sono stati selezionati gli articoli in cui rilevasse una delle due figure di donna o dai quali emergesse la condizione femminile associata alla disabilità. Per contro non rientrano in questa indagine articoli che, pur essendo scritti da donne con disabilità o da donne che svolgono mansioni di assistenza, risultano troppo tecnici (ad esempio una donna disabile che descrive un’attività lavorativa facendo rilevare solo le caratteristiche di quest’ultima e non considerando la propria situazione), o comunque non attinenti con le tematiche trattate in questo lavoro.
Tutti gli articoli selezionati sono stati schedati utilizzando una griglia appositamente preparata. Questa griglia è stata predisposta per raccogliere tutte le informazioni utili ad una individuazione puntuale degli articoli (autore, titolo ed eventuale sottotitolo dell’articolo, nome e luogo della rivista su cui è avvenuta la pubblicazione, nonché numero e data della stessa e, infine, pagina/e in cui compare l’articolo individuato). Inoltre sono state rilevate alcune informazioni analitiche e descrittive degli articoli monitorati: il principale argomento, il tipo di donna protagonista (donna con disabilità e donna che assiste), il tipo d’articolo, un breve riassunto dello stesso e le note aggiuntive del monitore qualora ritenesse opportuno sottolineare alcuni aspetti.
Per quel che concerne il principale argomento trattato negli articoli abbiamo svolto il lavoro di schedatura facendo ricorso a tredici categorie analitiche prefissate:
1. “questione femminile“: rientrano in questa categoria gli articoli che trattano complessivamente della condizione femminile connessa con la disabilità e dei costrutti culturali ad essa associati.
2. “vita indipendente, autodeterminazione“: si riferisce agli articoli in cui risultano centrali i temi delle pari opportunità per le donne disabili, dell’indipendenza (intesa come possibilità di fare scelte senza dover tener conto della propria condizione di disabilità), e più in generale dell’autodeterminazione della donna con disabilità o che assiste persone con disabilità.
3. “esperienza di vita, testimonianza“: rientrano in questa categoria tutte le esperienze inerenti al tema considerato con la sola esclusione di quelle che si inquadrano in modo più specifico nelle altre categorie individuate. Ad esempio un’esperienza di maternità è sicuramente un’esperienza di vita, ma avendo riservato a questo tipo di esperienze una categoria specifica (“maternità”), un articolo avente ad oggetto questo argomento sarà catalogato in quest’ultima categoria.
4. “esperienza di madre“: abbiamo incluso in questa categoria tutte le esperienze relative alla condizione di madre considerata nel ruolo di cura dei figli.
5. “maternità“: questa categoria si distingue dalla precedente perché, pur riguardando il ruolo di madre, si riferisce in specifico alla scelta di intraprendere o condurre una gravidanza e non al ruolo di cura dei figli.
6. “affettività, sessualità, rapporto con il proprio corpo“: si tratta di una categoria relativa a opinioni, atteggiamenti, o esperienze su questi tre temi con esclusione degli articoli più incentrati sulle dinamiche della vita di coppia (catalogati separatamente), e di quelli inquadrabili nella categoria “estetica, immagine”.
7. “vita di coppia“: è relativa alla descrizione di esperienze vissute di vita di coppia, inerenti la presenza della disabilità e in cui la sessualità non risulti l’aspetto preminente. Precisiamo inoltre che non rientrano in questa categoria le opinioni o gli atteggiamenti relativi all’affettività genericamente considerata (catalogati nella categoria “affettività, sessualità, …”).
8. “estetica, immagine“: rientrano in questa categoria tutti gli articoli incentrati sui due aspetti considerati e che non si inquadrino più globalmente nella categoria “rapporto con il proprio corpo”.
9. “esperienza di sorella“: questa categoria riguarda in specifico il ruolo di sorella nei suoi due versanti, sorella con disabilità e sorella che assiste.
10. “arte (musica, poesia, teatro, …)“: abbiamo incluso in questa categoria tutte le esperienze che riguardano il rapporto con l’arte da parte delle due figure di donna considerate.
11. “lavoro“: rientrano in questa categoria le esperienze lavorative in cui rilevi la disabilità e l’appartenenza di genere.
12. “scuola“: si collocano in questa categoria le esperienze relative alla scuola e connesse con la femminilità e la disabilità. Non fanno parte di questa categoria gli articoli che trattando di scuola non trattino l’aspetto di genere.
13. “altro“: categoria residuale in cui abbiamo incluso tutti gli articoli che, pur trattando del tema considerato, non si inquadrano in nessuna delle categorie appena descritte.
Per quel che concerne il tipo d’articolo abbiamo elaborato la seguente tipologia:
a. inchiesta, dossier, studio, resoconto di un incontro o di un convegno
b. storia di vita, esperienza
c. opinione
d. intervista
e. recensione.
La codifica dei dati è stata effettuata utilizzando un database strutturato in schede formulate in modo da contenere i dati appena descritti. Forniamo un esempio di scheda nell’appendice n.2 e facciamo presente che la raccolta integrale di tutte le schede è disponibile in una dispensa integrativa (allegato A) abbinata a questa relazione.
Dopo aver fornito tutti gli elementi a nostro avviso essenziali a descrivere il metodo di indagine utilizzato, passiamo ora all’analisi dei risultati ottenuti.
3. Analisi dei risultati
In questa parte della nostra esposizione analizziamo i risultati ottenuti con il lavoro di monitoraggio effettuato con i criteri illustrati nella parte metodologica. Per rendere più chiara possibile l’esposizione abbiamo distinto questo paragrafo in due parti: una relativa al comportamento delle singole testate e un’altra tesa a tracciare il quadro complessivo.
3.1 Il comportamento delle singole testate
Ricordiamo che le testate monitorate sono le seguenti: “DM Periodico della UILDM” (Padova), “Finestra aperta”(Roma), HP (Bologna), “Il Jolly” (Bergamo), “L’agenda” (Monza) e “Ruotalibera” (Milano). Esse sono state individuate in ragione delle considerazioni espresse nel paragrafo relativo all’impostazione dell’indagine. Precisiamo inoltre che non è possibile effettuare un confronto puntuale tra i dati assoluti emersi dall’analisi di queste riviste perché esse hanno impostazioni e periodicità diverse, né rientra nelle nostre prerogative esprimere un giudizio di valore sulle scelte editoriali delle singole testate. Rimane omogeneo per tutte il metodo di selezione degli articoli e l’intervallo di tempo considerato (gli anni 1995-1999): le comparazioni dovranno dunque fermarsi a questi due livelli di analisi.
Prima di procedere con l’analisi dei dati relativi alle singole testate precisiamo che per ciascuna di esse forniremo il numero degli articoli individuati e gli argomenti degli stessi suddivisi per categorie analitiche e per tipologia di donna protagonista. Ci riserviamo invece di fornire la distribuzione degli articoli nel tempo e quella per tipologia d’articolo nella seconda parte di questo paragrafo, quella sul quadro complessivo.
DM Periodico della UILDM (Padova)
Mentre le altre riviste della UILDM che andremo ad analizzare hanno la caratteristica di essere espressione di realtà locali più o meno vaste, “DM Periodico della UILDM” è la rivista nazionale dell’Associazione. Essa ha una periodicità trimestrale e si occupa sia delle problematiche inerenti alle patologie neuromuscolari, sia di disabilità e handicap in senso più lato. Nata come rivista di taglio prevalentemente medico, oggi essa non trascura gli aspetti medici ma ha spostato il suo centro su diversi piani: sociale (culturale), giuridico, di rivendicazione dei diritti e della qualità della vita delle persone con disabilità. In una ipotetica scala delle priorità delle scelte editoriali, i contenuti si pongono indiscutibilmente al primo posto.
Dall’analisi di questa rivista risulta che negli anni 1995-1999 sono stati pubblicati 26 articoli sul tema “donne e disabilità”. Di essi descriviamo le caratteristiche salienti nella tabella (n.3.1.1) riportata di seguito.
Tabella 3.1.1
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “DM Periodico della UILDM”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Questione femminile | 4 | 4 | 0 | 0 |
Estetica, immagine | 4 | 4 | 0 | 0 |
Esperienza di madre | 4 | 0 | 4 | 0 |
Esperienza di vita | 3 | 3 | 0 | 0 |
Affet., sessualità, rapp. col corpo | 2 | 2 | 0 | 0 |
Vita di coppia | 1 | 0 | 1 | 0 |
Lavoro | 1 | 1 | 0 | 0 |
Maternità | 1 | 1 | 0 | 0 |
Scuola | 1 | 1 | 0 | 0 |
Autodeterminazione | 1 | 1 | 0 | 0 |
Arte | 1 | 1 | 0 | 0 |
Altro | 3 | 3 | 0 | 0 |
Totale | 26 | 21 | 5 | 0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Possiamo osservare che gli articoli selezionati in questa rivista presentano una distribuzione molto eterogenea per quel che concerne i contenuti. Questo dato lascia intuire che il tema considerato è percepito e rappresentato nei suoi molteplici aspetti. Possiamo ipotizzare una scelta editoriale in tal senso, ma si deve anche tener presente che questo tipo di riviste trovano un importante elemento di vivacità culturale nei contributi spontaneamente proposti dai lettori e dai soci dell’Associazione, di modo che la linea editoriale risultante risente, per certi versi, di una qualche influenza dal basso (dalla base).
Dalla tabella emerge chiaramente che gli argomenti più frequenti sono la questione femminile, le esperienze di madre e l’estetica che, almeno in questo lavoro, non è necessariamente sinonimo di frivolezza. Per quel che concerne invece la tipologia di protagonista, solo 5 articoli riguardano le donne che assistono persone con disabilità e, tra questi, quattro riguardano esperienze di madre e solo uno la vita di coppia vista da chi sceglie di accompagnarsi a una persona con disabilità (De Vivo Maria, “Pensieri infiniti”, DM Periodico della UILDM (Padova), febbraio 1995, n.117, pag.8). Possiamo considerare quest’ultimo un contributo abbastanza significativo se teniamo presente che, sul totale degli articoli selezionati in questa indagine, sono solo due quelli scritti da questo tipo di donna (l’atro è pubblicato dalla rivista “Il Jolly” di Bergamo).
Dai dati complessivi dell’indagine risulta un generale accordo nel riconoscere alle donne con disabilità una situazione di maggiore svantaggio rispetto agli uomini disabili. Quando c’è stato un pronunciamento su questo aspetto, tutti i contributi si sono espressi in questo senso. Anche la nostra indagine ha fatto proprio questo approccio culturale. In questa rivista abbiamo trovato l’unico articolo in controtendenza. L’autrice non nega che le persone con disabilità siano soggette a pregiudizi da parte della società, ma ritiene che questi riguardino uomini e donne in uguale misura (Orazi Oriella, “Il pregiudizio non ha sesso”, DM Periodico della UILDM (Padova), novembre 1996, n.124, pag.17).
Significativo risulta anche un contributo sull’autodeterminazione: in un momento in cui l’Associazione sta facendo propri i principi della “Vita indipendente”, non sono ancora molti gli apporti da parte femminile. Nel periodo esaminato ne abbiamo trovato solo due di cui, appunto, uno su questa rivista (Lucchesi Lucia, “Scegliere il proprio destino”, DM Periodico della UILDM (Padova), aprile 1996, n.122, pag.16) e l’altro sulla rivista “Ruotalibera” di Milano.
In ragione di queste osservazioni e ritenendo che sia utile offrire la possibilità di verificare i toni di questi documenti, scegliamo di proporvi i tre articoli commentati nella sezione seconda di questo lavoro che è stata pensata proprio per questo scopo.
Finestra aperta (Roma)
Questa rivista è pubblicata dalla Sezione UILDM di Roma ed ha una periodicità mensile. Pur essendo espressione di una realtà locale apre spesso a temi di portata più vasta. Una delle sue caratteristiche più interessanti è sicuramente quella di offrire ampio spazio al ruolo materno, inteso sia nel senso di cura dei figli, sia in quello di scelta di intraprendere una gravidanza. Caratteristica che traspare in modo chiaro dai dati che andremo ad esaminare. Nel quadro complessivo della nostra indagine è la seconda rivista che ha pubblicato più articoli sul tema considerato raggiungendo quota 23.
Conformemente all’impostazione adottata per rendere più agevole l’esposizione e la comprensione, abbiamo sintetizzato in una tabella (n.3.1.2) i dati relativi alle categorie analitiche rinvenute e la ripartizione per tipologia di donna protagonista.
Tabella 3.1.2
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “Finestra aperta”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Esperienza di madre | 7 | 1 | 6 | 0 |
Affettività, sessualità, … | 4 | 3 | 1 | 0 |
Maternità | 3 | 2 | 1 | 0 |
Arte | 2 | 2 | 0 | 0 |
Estetica, immagine | 2 | 2 | 0 | 0 |
Esperienza di vita | 1 | 1 | 0 | 0 |
Lavoro | 1 | 1 | 0 | 0 |
Altro | 3 | 1 | 2 | 0 |
Totale | 23 | 13 | 10 | 0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Come abbiamo già accennato, un ampio spazio è riservato alle “esperienze di madre”. In genere questa categoria è monopolio quasi esclusivo delle donne che assistono, mentre, quando sono le donne con disabilità a scrivere, si concentrano prevalentemente sulla scelta di intraprendere e condurre una gravidanza piuttosto che sul ruolo di cura dei figli. In “Finestra aperta” abbiamo trovato un breve articolo che tratta sì di gravidanza, ma che affronta anche l’aspetto della cura dei figli da parte di una donna con disabilità (Brancozzi Alessandro, “Con l’aiuto di papà”, Finestra aperta (Roma), luglio 1999, n.7, pag.7).
Altro contributo degno di nota è un articolo catalogato nella categoria “Estetica, immagine” in cui l’autrice propone qualche suggerimento per imparare a truccarsi da sole (Peppoloni Maura, “Più belle senza aiuto”, Finestra aperta (Roma), ottobre 1998, n.10, pag.22). In ragione della loro particolarità, proponiamo questi contributi nella sezione seconda di questo lavoro.
Per quel che concerne le tipologie di donne protagoniste in questa rivista prevalgono sempre le donne con disabilità. Consideriamo razionale che sia così. Notiamo però che rispetto alla rivista nazionale la differenza tra il numero di articoli dedicati alle due figure di donna è molto minore.
HP (Bologna)
La rivista “HP” è pubblicata dal Centro Documentazione Handicap di Bologna. Nel periodo relativo alla nostra indagine presenta una periodicità variabile: le pubblicazioni sono passate dai dieci numeri annuali del 1995, ai sei numeri l’anno negli anni successivi (1996-1999). A questa scelta editoriale se ne accompagna un’altra: quella di strutturare la rivista seguendo filoni tematici. Particolarità che ha come risultato una distribuzione degli articoli per categoria analitica abbastanza anomala rispetto a quella di tutte le altre riviste esaminate.
Si tratta di una rivista molto curata nei contenuti e che predilige un taglio intellettuale, elemento questo che, presumibilmente, circoscrive il target della rivista ad un pubblico con formazione culturale medio-alta.
Nel periodo preso in esame sono stati selezionati 8 articoli dei quali forniamo la distribuzione nella seguente tabella (n.3.1.3).
Tabella 3.1.3
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “HP”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Esperienza di madre | 5 | 0 | 5 | 0 |
Esperienza di vita | 1 | 1 | 0 | 0 |
Sessualità | 1 | 1 | 0 | 0 |
Altro | 1 | 1 | 0 | 0 |
Totale | 8 | 3 | 5 | 0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Le “Esperienze di madre” mantengono lo stesso posto di riguardo delle altre due riviste già esaminate, mentre la particolarità di maggior rilievo di questa distribuzione consiste nella sovra-rappresentazione delle donne che assistono rispetto alle donne con disabilità. La spiegazione si trova agevolmente se si considera che uno dei filoni tematici curati dalla rivista è dedicato al rapporto tra i medici e i genitori di bambini con disabilità e, in specifico, alla comunicazione dell’evento. Per contro, proprio questa scelta editoriale di procedere per filoni tematici ha contenuto il numero degli articoli dedicati alle donne con disabilità (solo tre in cinque anni).
Tra i contributi più interessanti segnaliamo un brano tratto da un libro di Rosanna Benzi (Il vizio di vivere. Vent’anni nel polmone di acciaio, a cura di Saverio Paffumi, 1989, Rusconi). Si tratta di un contributo di grande rilievo anche perché la sua autrice è ancora oggi, a distanza di anni dalla sua scomparsa, una figura di riferimento per molte persone con disabilità (Rosanna Benzi, “Una lunga camminata sotto al pioggia”, HP (Bologna), novembre-dicembre 1999, n.72, pag.52-53). Per questo motivo abbiamo scelto di proporvelo, anche se in una versione ridotta (per ragioni di spazio), nella sezione seconda di questa dispensa.
Il Jolly (Bergamo)
“Il Jolly” è la rivista pubblicata dalla Sezione UILDM di Bergamo ed ha una periodicità trimestrale. Originale nel suo genere, questa pubblicazione attribuisce una grande importanza alla comunicazione per immagini, monotematiche per ciascun numero pubblicato, e predilige lo stile informale. Il risultato è un impatto decisamente immediato con il lettore. Si tratta di una rivista impegnata a diversi livelli, tra i quali il sociale (culturale) ha un posto di tutto riguardo.
Negli anni 1995-1999 sono stati monitorati 18 articoli che, conformemente a quanto già fatto per le altre riviste, abbiamo riassunto nella tabella (n.3.1.4.) che proponiamo di seguito.
Tabella 3.1.4
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “Il Jolly”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Esperienza di vita | 6 | 6 | 0 | 0 |
Vita di coppia | 3 | 2 | 1 | 0 |
Sessualità | 2 | 2 | 0 | 0 |
Arte | 2 | 2 | 0 | 0 |
Estetica, immagine | 2 | 2 | 0 | 0 |
Questione femminile | 1 | 0 | 0 | 1 |
Lavoro | 1 | 1 | 0 | 0 |
Altro | 1 | 0 | 1 | 0 |
Totale | 18 | 15 | 2 | 1 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Come possiamo evincere dalla tabella, le “Esperienze di vita” hanno totalizzato ben sei articoli, mentre, in contrasto con le altre riviste esaminate, le “Esperienze di madre” non figurano in questa distribuzione. In realtà abbiamo trovato un articolo nel quale compare una figura materna, ma questo, nella sua impostazione complessiva, si inquadra più correttamente nella categoria dal taglio più ampio denominata “Questione femminile”. Questo documento è interessante anche per un altro motivo: è l’unico contributo in cui sono simultaneamente presenti come protagoniste le due figure di donna. (Coppedè Nunzia, “Dedicato alle donne rimaste al margine”, Il Jolly (Bergamo), marzo 1995, n.29, pag.8-9). Esistono anche altri contributi in cui compaiono entrambe le figure di donna, ma in genere in questi documenti solo una di esse ha un ruolo da protagonista, mentre l’altra fa da sfondo.
Un altro documento interessante si inquadra nella categoria “Vita di coppia” e riporta l’esperienza di una donna con disabilità. Non è unico nel suo genere ma, a nostro avviso rappresenta in modo adeguato questa categoria analitica: è la storia comune di persone altrettanto comuni. (Tirabassi Maddia, “Una storia importante”, Il Jolly (Bergamo), settembre 1998, n.43, pag.27-28). Potrete trovare i due documenti citati nella sezione seconda di questo lavoro.
Cogliamo l’occasione per osservare che la caratteristica di riuscire a fare cultura raccontando la quotidianità e la normalità è una nota distintiva di queste pubblicazioni rispetto alla stampa non specialistica. Quest’ultima infatti, così come anche la televisione, è assoggettata alle routine produttive e ai criteri di notiziabilità che impongono di trattare solo casi giornalisticamente appetibili.
L’agenda (Monza)
Siamo arrivati ad esaminare i dati dell’ultima (solo in ordine alfabetico) delle riviste pubblicate dalla UILDM e precisamente dal Comitato Regionale Lombardo. “L’agenda” ha una periodicità trimestrale e si distingue dalle altre riviste esaminate per l’uso del colore. Riguardo ai contenuti si presenta curata e attuale.
Tra i suoi tratti distintivi il rilievo accordato all’aspetto pedagogico dell’informazione. Non che le altre riviste trascurino questo aspetto. Chiunque scelga di fare informazione sceglie anche implicitamente di essere educatore. Ma l’uso intelligente della spaziatura, il ricorso a sintetiche introduzioni degli articoli accompagnato, talvolta, da brevi frasi laterali con compito didascalico, lasciano intuire l’attenzione riservata a questa funzione.
Complessivamente su questa rivista sono stati selezionati 19 articoli dei quali forniamo una tabella descrittiva (n.3.1.5).
Tabella 3.1.5
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “L’agenda”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Esperienza di vita | 8 | 8 | 0 | 0 |
Esperienza di madre | 3 | 0 | 3 | 0 |
Vita di coppia | 2 | 2 | 0 | 0 |
Maternità | 2 | 1 | 1 | 0 |
Affet., sessulità, rapp. col corpo | 1 | 1 | 0 | 0 |
Esperienza di sorella | 1 | 0 | 1 | 0 |
Scuola | 1 | 1 | 0 | 0 |
Altro | 1 | 0 | 1 | 0 |
Totale | 19 | 13 | 6 | 0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Così come “Il Jolly” (Bergamo) anche “L’agenda” nel trattare il tema “donne e disabilità” ospita molte “Esperienze di vita”. Partendo dalla considerazione che questa è una delle due categorie analitiche più frequenti in questa indagine, riteniamo corretto fornire qualche elemento di verifica dei toni utilizzati in questi articoli. La storia di Bianca Folino riflette in modo abbastanza fedele lo stile di questa rivista, per questo motivo la proponiamo nella sezione seconda di questa dispensa pensata, appunto, allo scopo di fornire elementi di approfondimento e verifica (Folino Bianca, “Willebradnd, non mi fai paura”, L’agenda (Monza), novembre 1996, n.88, pag.22-23).
Altro documento di particolare interesse proposto da questa rivista è una “Esperienza di sorella”: non ne abbiamo trovate altre nelle riviste esaminate (Rizzi Renata, “Andrea, mio fratello”, L’agenda (Monza), febbraio 1999, n. 97, pag.18-19). Anche di questo contributo forniamo il testo nella sezione seconda di questa dispensa.
Riguardo al tipo di donna protagonista è confermata la prevalenza di articoli che trattano di donne con disabilità rispetto a quelle che assistono.
Ruotalibera (Milano)
Questa rivista presenta una periodicità trimestrale ed è pubblicata dall’Associazione Paraplegici Lombarda. “Ruotalibera” si occupa in modo specifico di paraplegia e di lesioni midollari in genere. Una delle parole chiave che guida le scelte editoriali è sicuramente “autonomia” intesa sia in senso stretto, come recupero e valorizzazione delle capacità residue della persona disabile, sia nel senso più ampio, come strumento per l’autodeterminazione.
Potrete trovare in questa rivista molti articoli sull’autonomia e, come correlato, sugli ausili, sulle macchine adattate, sui modi per prendere la patente, sullo sport ma anche sugli aspetti medici e riabilitativi, su quelli giuridici, ecc..
A dire il vero non sono molti gli articoli pubblicati sul tema “donne e disabilità” negli anni 1999-1995: sono solo 2. Anche a questi riserviamo l’ormai consueta tabella (n. 3.1.6).
Tabella 3.1.6
Distribuzione degli articoli per categoria analitica e per tipologia di donna protagonista
relativa alla rivista: “Ruotalibera”
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Sessualità | 1 | 1 | 0 | 0 |
Vita indipendente | 1 | 1 | 0 | |
Totale | 2 | 2 | 0 | 0 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
In rappresentanza dei contributi forniti da questa rivista proponiamo nella sezione seconda uno stralcio di un articolo relativo alla categoria “Sessualità” (non possiamo pubblicarlo tutto per motivi di spazio). Si tratta di un documento molto interessante perché, oltre ad essere ricco di spunti critici, riesce a conciliare in modo eccellente sobrietà e schiettezza (Rossignoli Amalia, “Una esperienza. Una vita”, Ruotalibera (Milano), luglio-settembre 1999, pag.14-18).
Concludiamo così la parte del paragrafo dedicata al comportamento delle singole riviste e passiamo a quella in cui tracciamo un quadro complessivo dei dati raccolti con questa indagine.
3.2 Il quadro complessivo
Veniamo dunque alle sintesi complessive e, anche qui, nell’intento di rendere più agevole possibile l’esposizione e la comprensione, faremo uso di qualche tabella.
La prima di queste tabelle (n.3.2.1) visualizza il numero degli articoli individuati nelle singole testate. Prima di prenderne visione è doveroso precisare che la comparazione in termini assoluti degli articoli monitorati risultante dalla tabella non tiene in considerazione alcuni importanti elementi, tra i quali, ad esempio, la lunghezza degli articoli. Considerando due impostazioni editoriali molto diverse tra loro e comparando i documenti pubblicati da “Finestra aperta” (Roma) e quelli pubblicati da “HP” (Bologna), possiamo osservare che la prima rivista ha pubblicato ben 23 articoli nell’arco di tempo considerato, ma prendendo visione degli articoli notiamo anche che questi sono spesso molto brevi (meno di una pagina). Per contro è vero che “HP” ha pubblicato solo 8 articoli, ma questi si protraggono in genere per molte pagine. I contributi proposti a titolo esemplificativo nella sezione seconda consentono a chiunque di constatare questo aspetto.
Fatta questa doverosa precisazione possiamo presentare la tabella di sintesi che ripartisce i 96 articoli selezionati per rivista di pubblicazione.
Tabella 3.2.1
Distribuzione complessiva degli articoli suddivisi per rivista
sul tema “donne e disabilità” nel periodo 1995-1999
Rivista | n. articoli | % |
DM Periodico della UILDM (Padova) | 26 | 27 |
Finestra aperta (Roma) | 23 | 24 |
L’agenda (Monza) | 19 | 19,5 |
Il Jolly (Bergamo) | 18 | 18,5 |
HP (Bologna) | 8 | 8,5 |
Ruotalibera (Milano) | 2 | 2,5 |
Totale | 96 | 100 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Ferme le considerazioni appena espresse e assumendo il numero di articoli pubblicati come indicatore di sensibilità al tema considerato, possiamo affermare che le quattro riviste della UILDM manifestano un interesse maggiore riguardo al tema “donne e disabilità” rispetto alle altre due riviste analizzate come termine di confronto (HP e Ruotalibera). Naturalmente questa affermazione è vera solo per il periodo a cui si riferisce questa indagine, gli anni 1995-1999.
Se, come abbiamo argomentato nel paragrafo dedicato all’impostazione dell’indagine, le riviste costituiscono in genere la fonte di informazione più completa circa l’attività delle associazioni o degli organismi che le pubblicano, allora possiamo affermare che la sensibilità che traspare da questi dati è quella che più si avvicina a quella effettiva delle associazioni di cui sono espressione. Parliamo di vicinanza e non di identità con la sensibilità effettiva perché i dati rinvenuti si riferiscono a una sensibilità (un interesse) esplicitamente espressa e documentata nelle riviste. Detto più chiaramente, non si può escludere che esista una sensibilità non documentata o documentata con mezzi diversi dalle riviste e, anche nell’ipotesi che questa esista, gli strumenti e il metodo utilizzati in questa indagine non ci consentono di rilevarla.
Andando avanti nella nostra esposizione, nella prossima tabella (n.3.2.2) troviamo la distribuzione complessiva degli articoli suddivisi nelle tredici categorie analitiche individuate per descrivere i contenuti degli articoli stessi.
Tabella 3.2.2
Distribuzione complessiva degli articoli per categoria analitica
Categoria analitica | n. articoli | % |
Esperienza di vita, testimonianza | 19 | 20 |
Esperienza di madre | 19 | 20 |
Affett., sessualità, rapp. col corpo | 11 | 11,5 |
Estetica, immagine | 8 | 8,5 |
Vita di coppia | 6 | 6,5 |
Maternità | 6 | 6,5 |
Questione femminile | 5 | 5 |
Arte (musica, poesia, teatro,…) | 5 | 5 |
Lavoro | 3 | 3 |
Scuola | 2 | 2 |
Vita indipend., autodeterminazione | 2 | 2 |
Esperienza di sorella | 1 | 1 |
Altro | 9 | 9 |
Totale | 96 | 100 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Come possiamo vedere le esperienze di vita e quelle di madre occupano il primo posto con lo stesso numero di articoli. Ma, come constateremo meglio in seguito, mentre la prima categoria analitica (“Esperienze di vita, testimonianza”) si riferisce alle donne con disabilità, la seconda (“Esperienza di madre”) riguarda in modo quasi esclusivo le donne che assistono persone disabili. Anche alla categoria “Affettività, sessualità, …” è riservata una buona copertura: 11 articoli in un campione così piccolo non sono pochi se consideriamo che le altre categorie hanno totalizzato valori più bassi e tra loro più vicini.
Altra osservazione interessante relativa ai contenuti consiste nel riscontrare un generale accordo nel riconoscere alle donne con disabilità una situazione di maggiore svantaggio rispetto agli uomini disabili. Gli articoli che hanno trattato questo aspetto si sono pronunciati in tal senso. Abbiamo trovato solo un contributo in cui l’autrice, pur riconoscendo che la società esprime pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità, disconosce che vi sia un trattamento differenziato sulla base del genere.
Infine destano in noi un grande interesse i 5 articoli catalogati nella categoria “Questione femminile” perché lasciano intuire una riflessione più complessiva del semplice (anche se importante) resoconto di vita.
Questi dati assumono significati più chiari se esaminati considerando il tipo di donna protagonista. Per questo motivo nelle prossime due tabelle (n.3.2.3.a e n.3.2.3.b.) tratteremo questo aspetto.
Tabella 3.2.3.a
Distribuzione complessiva degli articoli per tipo di donna protagonista
Tipo di donna protagonista | n. articoli | % |
Donna con disabilità | 67 | 70 |
Donna che assiste pers. disabili | 28 | 29 |
Entrambe le figure di donna | 1 | 1 |
Totale | 96 | 100 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Da questa tabella possiamo vedere che le donne con disabilità sono protagoniste nel 70% degli articoli. Questo dato non sorprende se si considera che le riviste monitorate sono riviste specialistiche del settore e, d’altra parte, la percentuale di articoli riservata alle donne che assistono non è così esigua. Notiamo che solo in un caso le due figure riescono ad essere entrambe protagoniste. Non che le due figure di donna non siano contemporaneamente presenti anche in qualche altro articolo, solo che in genere una delle due predomina e l’altra compare sullo sfondo.
Nella prossima tabella (n.3.2.3.b) abbiamo specificato ulteriormente i dati relativi al tipo di donna protagonista incrociandoli con le tredici categorie analitiche individuate per descrivere i contenuti degli articoli.
Come possiamo constatare le due figure di donne sono rappresentate in modo abbastanza disomogeneo nelle diverse categorie analitiche. Tra le donne con disabilità rimane fermo il primato delle “Esperienze di vita”, seguito da “Affettività, sessualità, rapporto con il proprio corpo” e “Estetica, immagine”. Se affrontano il tema del ruolo materno, le donne con disabilità si concentrano di più sulla scelta di intraprendere e condurre una gravidanza, mentre il ruolo di cura dei figli risulta trattato in modo più marginale. Viceversa, tra le donne che assistono quelle che manifestano un’esigenza maggiore di raccontarsi o che vengono raccontate di più sono le mamme nel loro ruolo di cura dei figli. Queste due figure di donna (quelle con disabilità e quelle che assistono), pur appartenendo allo stesso genere, e pur facendo entrambe scelte in funzione della disabilità, sembrano guardare il mondo da prospettive molto diverse.
Tabella 3.2.3.b
Distribuzione complessiva degli articoli per categoria analitica
e per tipologia di donna protagonista
Categoria analitica | n. articoli | don. con dis. | don. che ass. | due tipi di don. |
Esperienza di vita, testimonianza | 19 | 19 | 0 | 0 |
Esperienza di madre | 19 | 1 | 18 | 0 |
Affett., sessualità, rapp. col corpo | 11 | 10 | 1 | 0 |
Estetica, immagine | 8 | 8 | 0 | 0 |
Vita di coppia | 6 | 4 | 2 | 0 |
Maternità | 6 | 4 | 2 | 0 |
Questione femminile | 5 | 4 | 0 | 1 |
Arte (musica, poesia, teatro,…) | 5 | 5 | 0 | 0 |
Lavoro | 3 | 3 | 0 | 0 |
Scuola | 2 | 2 | 0 | 0 |
Vita indipend., autodeterminazione | 2 | 2 | 0 | 0 |
Esperienza di sorella | 1 | 0 | 1 | 0 |
Altro | 9 | 5 | 4 | 0 |
Totale | 96 | 67 | 28 | 1 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Un’altra osservazione riguarda le figure di donna che scelgono di accompagnarsi a persone disabili e le sorelle: esse sono protagoniste solo in tre articoli. Probabilmente i fattori che ci consentono di interpretare quest’ultimo dato sono diversi; infatti se da un lato è vero queste due figure di donna che assistono (compagne-mogli e sorelle) sono numericamente meno consistenti delle mamme che svolgono questa stessa mansione, dall’atro lato è verosimile anche che molte di loro, considerando i propri rapporti personali come qualcosa di attinente alla propria sfera privata, non sentano l’esigenza di parlarne in una rivista o che, addirittura, pensino a questa ipotesi come ad una violazione della privacy.
Continuiamo la nostra esposizione sintetizzando nella prossima tabella (n.3.2.4) i dati relativi al numero di articoli pubblicati dalle riviste suddivisi per anno di pubblicazione.
Tabella 3.2.4
Distribuzione complessiva degli articoli nell’intervallo di tempo considerato (anni 1995-1999)
Rivista | 1999 | 1998 | 1997 | 1996 | 1995 | tot. | % |
DM Periodico della UILDM | 6 | 7 | 2 | 6 | 5 | 26 | 27 |
Finestra aperta | 8 | 3 | 3 | 8 | 1 | 23 | 24 |
L’agenda | 6 | 2 | 4 | 5 | 2 | 19 | 19,5 |
Il Jolly | 1 | 3 | 2 | 2 | 10 | 18 | 18,5 |
HP | 2 | 2 | 0 | 3 | 1 | 8 | 8,5 |
Ruotalibera | 1 | 0 | 0 | 1 | 0 | 2 | 2,5 |
Totale | 24 | 17 | 11 | 25 | 19 | 96 | 100 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
La prima osservazione consiste nel notare che l’attenzione delle riviste riguardo al tema “donne e disabilità” descrive andamenti molto eterogenei tra loro. Una seconda osservazione constata che, prendendo in esame i totali delle diverse annate, il 1997 è l’anno che ha toccato il valore più basso: solo 11 articoli su sei riviste. Si tratta di un dato che desta molta perplessità se si considera che il 1997 è l’anno dell’approvazione del Manifesto delle donne disabili d’Europa.
In conclusione di questo paragrafo dedicato all’analisi dei risultati ottenuti con il lavoro di monitoraggio presentiamo i dati relativi agli articoli suddivisi per tipologia d’articolo e per rivista (tabella n.3.2.5).
Tabella 3.2.5
Distribuzione complessiva degli articoli per tipologia di articolo
Tipo d’articolo | DM | F.a | L’a. | Il J. | HP | Ruot. | tot. |
Storia di vita, esperienza | 8 | 5 | 16 | 14 | 5 | 1 | 49 |
Inchiesta, dossier, resoconto di un incontro o di un conv. | 7 | 4 | 3 | 2 | 2 | 1 | 19 |
Intervista | 5 | 8 | 0 | 1 | 1 | 0 | 15 |
Opinione | 5 | 2 | 0 | 1 | 0 | 0 | 8 |
Recensione | 1 | 4 | 0 | 0 | 0 | 0 | 5 |
Totale | 26 | 23 | 19 | 18 | 8 | 2 | 96 |
Fonte: nostra elaborazione su dati raccolti con il monitoraggio di testate.
Legenda: DM = “DM Periodico della UILDM”; F.a = “Finestra aperta”; L’a. = “L’agenda”; Il J. = “Il Jolly”; HP = “HP”; Ruot. = “Ruotalibera”.
Questi dati mostrano chiaramente che l’approccio più frequente nella trattazione del tema “donne e disabilità” è quello più spontaneo e meno strutturato: 49 articoli raccontano storie di vita o esperienze. Sono affrontate con questo approccio sia le storie e le esperienze comuni sia i casi di particolare gravità: non dobbiamo dimenticare, infatti, che tra gli scopi di queste riviste ci sono anche sicuramente la denuncia e la rivendicazione. Ma, a differenza di quanto accade nei mezzi di comunicazione non specialistici, queste riviste tendono a fare cultura raccontando la normalità; quella normalità che risulta poco appetibile alla luce dei criteri di notiziabilità utilizzati nella scelta delle notizie sia dalla stampa comune, che dalla televisione.
In conclusione della nostra analisi notiamo che, fermo il primato dell’approccio spontaneo, non manca quello più impegnato (gli studi) o quello collettivo (resoconti di incontri e convegni): questa tipologia di articolo è la seconda in termini frequenza (19 articoli).
Passiamo ora alle considerazioni conclusive.
4. Considerazioni conclusive
Dall’analisi dei risultati si evince che le riviste più rappresentative pubblicate dalla UILDM (“DM Periodico della UILDM”, rivista nazionale pubblicata a Padova; “Finestra aperta”, della Sezione Roma; “Il Jolly”, della sezione Bergamo; “L’agenda”, rivista del Comitato Regionale Lombardo pubblicata a Monza) manifestano, relativamente al periodo 1995-1999, una sensibilità maggiore riguardo al tema “donne e disabilità” rispetto alle altre due individuate come termine di confronto (“HP” del Centro Documentazione Handicap di Bologna; “Ruotalibera” dell’Associazione Paraplegici Lombarda di Milano).
Considerando che le riviste sono in genere la fonte di informazione più completa circa l’attività delle associazioni o degli organismi che le pubblicano, possiamo sostenere che la sensibilità riscontrata nelle riviste, riguardo al tema considerato in questa analisi, sia presumibilmente quella più vicina alla sensibilità effettiva delle associazioni a cui si riferiscono.
Le donne con disabilità risultano protagoniste nel 70% degli articoli, quelle che assistono persone con disabilità nel 29%, mentre solo un articolo le vede protagoniste entrambe.
Riguardo al contenuto degli articoli le categorie analitiche più frequenti sono “Esperienza di vita, testimonianza”, “Esperienza di madre” e “Affettività, sessualità e rapporto col proprio corpo”. Ma mentre la prima categoria citata si riferisce solo alle donne con disabilità, la seconda è trattata in modo quasi esclusivo dalle donne che assistono (18 articoli su 19). Nelle donne con disabilità il ruolo materno è considerato maggiormente nella scelta di intraprendere e condurre una gravidanza e solo marginalmente nell’aspetto di cura dei figli. Incrociando le categorie analitiche relative agli argomenti trattati col tipo di donna protagonista si intuisce che le due figure di donna considerate, quelle con disabilità e quelle che assistono, pur appartenendo allo stesso genere, e pur facendo entrambe scelte in funzione della disabilità, tendono a guardare il mondo da prospettive molto diverse.
Esiste un generale accordo nel riconoscere alle donne con disabilità una situazione di maggiore svantaggio rispetto agli uomini disabili. Riguardo a questo aspetto è stato trovato un unico contributo che si pone come pensiero divergente.
La distribuzione degli articoli nel tempo risulta abbastanza eterogenea e desta perplessità che il picco più basso (11 articoli) si registri nel 1997, anno dell’approvazione del Manifesto delle donne disabili d’Europa. Mentre il 1995, anno dedicato alla “Donna”, si attesta su valori medi (solo 19 articoli rispetto ai 25 del 1996, e ai 24 del 1999). Riguardo invece alla tipologia degli articoli, l’approccio spontaneo e meno strutturato è quello più frequente (“Storia di vita, esperienza”) con 49 articoli, mentre il secondo posto spetta alla categoria “Inchiesta, dossier, resoconto di un incontro o di un convegno” con 19 articoli.
Trovano grande spazio in queste riviste le storie comuni di persone comuni: possiamo individuare in ciò il tratto più caratterizzante rispetto ai mezzi di comunicazione non specializzati. Gli studi che hanno sondato l’atteggiamento della stampa quotidiana o della televisione nella trattazione del tema “handicap e disabilità” (S. Besio e F. Roncarolo, 1996; V. Bussadori, 1994; E. Lombardi, 1997 e a.a. 1999-2000) concordano nell’osservare una generale tendenza dei media a trattare questo tema in modo approssimativo e con approccio sensazionalistico. In pratica diventano oggetto di interesse da parte della stampa o della televisione solo i casi singoli dotati di particolare drammaticità (caratterizzazione problematica), mentre vengono ignorati quelli che non raggiungono una soglia di criticità tale da fare notizia. Se la “normalità” viene presa in considerazione – specie nella televisione – viene trasformata in evento straordinario (spettacolarizzazione). In questo senso la stampa specialistica si pone come alternativa ai media nazionali.
Ferma la loro importante funzione di promuovere una cultura di integrazione tesa a contrastare la rappresentazione stereotipata degli altri mezzi di comunicazione, queste riviste trovano il loro più evidente scoglio nei limiti di target. Probabilmente la nuova frontiera della comunicazione consiste nel cercare di superare questo scoglio.
Se il senso di questo lavoro è quello di cercare un’apertura verso l’esterno, allora anche il “Gruppo donne UILDM” non potrà fare a meno di occuparsi di questo importante aspetto.